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      Era costui nel discorrere le cose eloquente e saputo, nel risolverle savissimo e presto, et in esequirle molto sollecito. Né mai fu architetto moderno, che tanti uomini tenesse in opra, né che piú risolutamente in esercizio gli facesse operare. Aveva tanta pratica per la moltitudine dell'opere infinite che aveva fatte, et era il giudicio di esso tanto sano e maraviglioso nel conoscere le cose ben misurate, che e' pareva certo impossibile che ingegno umano sapesse tanto. Tenne continuo gli occhi nelle cose che fece, che non uscissero fuor de' termini e misure di Vitruvio, e continuamente infin che morí studiò quello, e veramente lo mostrò d'intendere nella maravigliosa fabbrica e nel , modello di San Pietro, come a suo luogo diremo.
      Fu figliuolo Antonio di Bartolomeo Picconi di Mugello bottaio, il quale, nella sua fanciullezza imparando l'arte del legnaiuolo, si partí di Fiorenza, sentendo che Giuliano da San Gallo suo zio era in faccende a Roma insieme con Anton suo fratello. Per il che da bonissimo animo, volto a le faccende dell'arte dell'architettura, seguitando quegli, prometteva di sé que' fini che nella età matura cumulatamente veggiamo per tutta l'Italia, in tante cose fatte da lui. Avvenne che Giuliano, per lo impedimento che ebbe di quel suo male di pietra, fu sforzato ritornare a Fiorenza, et Antonio venuto in cognizione di Bramante da Casteldurante architetto, cominciò per esso, che era vecchio e dal parletico impedito le mani, non poteva come prima operare, a porgergli aiuto ne' disegni che si facevano; dove Antonio tanto nettamente e con pulitezza conduceva, che Bramante trovandogli di parità misuratamente corrispondenti, fu sforzato lasciargli la cura d'infinite fatiche che egli aveva a condurre, dandogli Bramante l'ordine che voleva, e tutte le invenzioni e componimenti che per ogni opra s'avevano a fare.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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