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      Come si veggono ancora di man d'esso gli animali, che in questa opera fece, i quali nessuno con piú pratica e con piú vivezza ha mai lavorato. Fece in tal fabbrica Giulio, oltra infiniti disegni, in una testa di quelle logge un Polifemo grandissimo, con infinito numero di fanciulli satiri, che gli giuocano intorno; il quale è stato tenuto cosa molto lodevole.
      Avvenne che, nella morte di Raffaello, Gio Francesco Fiorentino e Giulio Romano rimasero insieme eredi delle sue cose; perché diedero fine in compagnia a infinite opere, le quali Raffaello aveva lasciato loro insieme col credito, e particularmente la sala di palazzo, dove sono i fatti di Gostantino. Della quale opera tutta Giulio fece i cartoni, et una parete dove Gostantino ragionava a' soldati, ordinarono di mistura per farla in muro a olio, e poi, non riuscendo, si deliberarono di gettarla per terra e dipignerla in fresco. E fu tosto finita, essendosi quella già cominciata da Raffaello nel tempo di Leone X, la quale per la morte di esso e poi di Papa , Adriano, che non curò di farla finire, fu prolungata fino a i primi anni di Clemente VII. È questa opera molto bella d'invenzione, et ha di molte parti perfettissimamente condotte. E cosí fecero insieme Giovan Francesco e Giulio per Perugia la tavola di Monte Luci, et un quadro di Nostra Donna, nel quale Giulio fece una gatta, e fu per questo detto il quadro della Gatta, che fu molto lodato. Era in quel tempo Giovan Matteo Genovese, datario del papa e Vescovo di Verona, il quale a' servigi di Clemente con grandissimi favori tenne Giulio in altezza.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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