Vedevisi ancora in un palco d'una anticamera lavorato a olio, quando Icaro volando da Dedalo suo padre ammaestrato, per gloria del troppo alzarsi, il sole gli strugge la cera et abbrucia l'ale, per il che precipitando in mare si muore; la quale opera fu talmente considerata d'imaginazione e poi sí ben condotta, che non pitture o cose imaginate, ma vive e vere si rappresentano, perché qui si ha paura che non ti cada addosso, et il calor del sole nel friggere e nell'abbruciar l'ale de 'l misero giovane fa conoscere il fumo e 'l fuoco acceso. E la morte nel volto d'Icaro si comprende, non meno che il dolore e la passione nell'aria di Dedalo. Vedesi in XII storie de' mesi quando in ciascuno le arti piú da gli uomini sono con studio esercitate. Le quali dir si puote che tanto rendino piacere, quanto la fatica d'un cosí bello ingegno abbia avuto conforto nel dipignerle sí capricciosamente, e giudizio nel conoscerle. Passato quella loggia di tanti stucchi adorna e di tante bizzarrie piena, si capita in certe stanze, dove dalle fantasie che varie vi sono, l'intelletto s'abbaglia. Perché Giulio, che capriccioso et ingegnosissimo era, volse in un canto del palazzo fare una stanza di muraglia e di pittura unita, tanto simile al vivo, che gli uomini ingannasse, et a quegli nell'entrare facesse paura. Adunque perché quello edificio in quel cantone, che è ne' paduli, non patisse danno o impedimento da la debolezza de' fondamenti, fece fare nella quadratura della cantonata una stanza tonda acciò che i quattro cantoni venissero di maggior grossezza, et a quella stanza una volta tonda a uso di forno.
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