Né avendo tal camera cantoni per il girar di quella, vi fece murare le porte e le finestre e 'l camino di pietre rustiche lavorate e scantonate a caso, e , sí dall'una all'altra scommessi, che dall'una banda verso terra ruinavano. Ciò fatto, si mise a dipignere per quella una storia, quando Giove fulmina i Giganti. Aveva Giulio nel mezzo del cielo figurato su certi nugoli il trono e la sedia di Giove, con l'aquila che teneva il folgore in bocca. E Giove partito di quella, sceso e piú basso, lanciava folgori, lo spavento e 'l lampo de i quali faceva Giunone ristrignersi in se stessa, Ganimede e gli dèi fuggire per lo cielo su carri, Marte coi lupi, Mercurio coi galli, la Luna con le femmine, il Sole co' cavalli, Saturno coi serpenti, Ercole e Bacco e Momo non manco affrettava il fuggire per l'aria, che si facessero gli altri, i quali dalla baruffa de' venti erano nelle loro vesti involti et aviluppati. Aveva fatto il pavimento di terra di frombole di fiume acconce che giravano murate, e quelle nel piano della pittura, che veniva in terra, aveva contrafatte; perché un pezzo quelle dipinte in dentro sfuggivano, e quando da erbe e quando da sassi piú grossi erano occupate et adorne. E perché la stanza aveva sopra tutto il cielo pieno di nugoli, et intorno un paese che non aveva né fine né principio, sendo quella tonda, i monti si congiungevano, et i lontani chi piú inanzi o piú a dietro sfuggivano. Erano i Giganti grandi di statura, che da lampi de' folgori percossi ruinavano a terra, e quale inanzi, e quale a dietro cadeva a quelle finestre, ch'erano diventate grotte o vero edifici, e nel ruinarvi sopra i Giganti le facevano cadere, onde chi morto e chi ferito, e chi da i monti ricoperto, si scorgeva la strage e la ruina d'essi.
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