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      Nessuno fu mai che meglio di lui disegnasse celate, selle, fornimenti di spade e mascherate strane, e quelle con tanta agevolezza espediva, che il disegnare in lui era come lo scrivere in un continuo pratico scrittore. Né pensò mai a fantasia, che aperto la bocca non avesse inteso, e lo ani,mo altrui con la penna subito non esprimesse. Era d'ogni ordine di buone qualità carico talmente, che la pittura pareva la minor virtú ch'egli avesse. Fece in Mantova in San Domenico una bellissima tavola d'un Cristo morto, e fece medesimamente fabbricare nel duomo assai cose per il cardinale. Avvenne che il duca si morí, et egli per la benivolenza ch'e' portava al cardinale et a quella patria, dove aveva moglie e figliuoli, benché desiderasse tornare a Roma et andare in altre parti, mai non si partí di quivi, se non quanto o per muraglie per quello stato o per altre cose importanti era costretto.
      Erano i soprastanti alla fabbrica di S. Petronio in Bologna desiderosi di dar principio alla facciata di quella; per il che con grandissima instanza vi condussero Giulio in compagnia di uno architetto milanese, chiamato Tofano Lombardino, i quali fecero per questo disegni et ordini, essendosi smarriti quelli che Baldassarre Sanese aveva già fatti. E fu sí bello e tanto bene ordinato il disegno fatto da Giulio, che e' ne ricevette da quel popolo lode grandissima, e con liberalissimi doni se ne ritornò a Mantova. Era morto in quei giorni Antonio da S. Gallo, et aveva lasciato in grandissimo travaglio di mente i deputati di San Pietro di Roma, non sapendo essi a cui voltarsi, per dargli il carico di dovere con lo ordine cominciato venire a fine di tal fabbrica; e perché e' pensarono che altri non fosse migliore a far ciò, che il valore di Giulio Romano, dissimulatamente ne lo facevano tentare per via degli amici, persuadendosi che e' dovesse accettar volentieri, per ripatriare con impresa onorata e con grossa provisione.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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