L'una mandò il cardinale in Francia a Nerbona, al vescovado suo, e l'altra nella cancellaria suo palazzo publicamente si mise, finché a San Pietro a Montorio fu portata con l'ornamento che ci lavorò Giovan Barile. Per il che Sebastiano acquistò tal servitú col cardinale per questa opera, che nel suo papato meritò d'esserne rimunerato nobilmente, come diremo.
Era morto Raffaello da Urbino in questi giorni, onde il principato dell'arte della pittura, per il favore che Michele Agnolo aveva volto a Sebastiano, volevano pervenisse a lui. Talché Giulio Romano, Gio Francesco Fiorentino, Perin del Vaga, Polidoro, Maturino, Baldassarre Sanese e gli altri perciò rimasero a dietro, per lo rispetto che avevano a Michele Agnolo e per essere morto l'uno di due concorrenti. E però Agostin Chigi, che per ordine di Raffaello faceva fare la sua sepoltura e cappella in Santa Maria del Popolo, fece contratto con Sebastiano, che tutta la volta e le parte gli dipignesse, la quale opera si turò allora, né mai piú s'è veduta né scoperta né mol,to lavoro vi ha egli fatto, ancora che n'abbia per ciò riceuto de gli scudi piú di 1200, perché sí come stanco nelle fatiche dell'arte e poi involto nelle comodità de i piaceri, la pose in abbandono.
Il medesimo ha fatto a M Filippo da Siena, cherico di camera, per lo quale nella Pace di Roma, sopra lo altar maggiore cominciò una storia a olio sul muro, dove il ponte stette nove anni né l'opra si finí mai. Onde i frati, disperati di ciò, furono costretti levare il ponte, che gl'impediva la chiesa, e coprire quella opra con una tela, et aver pazienzia.
| |
Francia Nerbona San Pietro Montorio Giovan Barile Sebastiano Raffaello Urbino Michele Agnolo Sebastiano Giulio Romano Gio Francesco Fiorentino Perin Vaga Polidoro Maturino Baldassarre Sanese Michele Agnolo Agostin Chigi Raffaello Santa Maria Popolo Sebastiano Filippo Siena Pace Roma
|