Era Andrea non molto buon pittore, anzi ordinario, di questi che stanno a bottega aperta publicamente a lavorare ogni cosa meccanica.
Era costui consueto dipignere ogni anno per la festa di San Giovanni certi ceri che andavano ad offerirsi, insieme con gli altri tributi della città, e per questo si chiamava Andrea de' Ceri, da 'l cognome del quale fu poi detto un pezzo Perino de' Ceri.
Custodí Andrea Perino qualche anno, et insegnatili i principii dell'arte il meglio ch'e' sapeva, fu forzato nel tempo dell'età sua di XI anni acconciarlo con miglior maestro di lui. Aveva Andrea stretta dimestichezza con Ridolfo figliuolo di Domenico Ghirlandaio, che era tenuto nella pittura persona molto pratica e valente, come si vede di suo in Fiorenza molte opere in assai luoghi e publici e privati. Con costui acconciò Andrea de' Ceri Perino, acciò che egli attendesse al disegno e cercasse di fare acquisto in quell'arte come mostrava l'ingegno, che egli aveva certo grandissimo, con quella voglia et amore che piú poteva. E cosí seguitando, fra molti giovani che egli aveva in bottega che attendevano all'arte, in poco tempo venne a passargli innanzi con lo studio e con la sollecitudine.
Eravi fra gli altri uno, il quale gli fu uno sprone che continuo lo pugneva, il quale fu nominato Toto del Nunziata, il quale, ancor egli aggiugnendo col tempo a paragone con i begli ingegni, partí di Fiorenza e, con alcuni mercanti fiorentini condottosi in Inghilterra, quivi ha fatto tutte l'opere sue, e da 'l re di quella provincia è stato riconosciuto grandissimamente.
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