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      Cosí il Vaga, persuaso Ridolfo suo maestro et Andrea che lo teneva, tanto fece che alla fine condusse Perino et il compagno in Toscanella. Quivi cominciarono a lavorare, et aiutando loro Pe,rino, non finirono solamente quell'opera che il Vaga aveva presa, ma molte ancora che e' pigliarono di poi. Ma dolendosi Perino che le promesse del condursi a Roma erano mandate in lunga per colpa dell'utile e comodità che ne traeva il Vaga, e risolvendosi andarci da per sé, fu cagione che il Vaga, lasciato tutte l'opere, lo condusse a Roma. Dove egli, per l'amore che portava all'arte, ritornò al solito suo disegno, e continovando molte settimane, piú ogni giorno di continuo si accendeva. Volse il Vaga far ritorno a Toscanella, e per questo, fatto conoscere a molti pittori ordinarii Perino per cosa sua, lo raccomandò a tutti quegli amici che ci aveva, acciò lo aiutassino e favorissino nella assenzia sua. E da questa origine, da indi innanzi, si chiamò sempre Perin del Vaga.
      Rimasto cosí in Roma, e veduto le opere antiche nelle sculture e le mirabilissime machine de gli edifizii gran parte rimasti nelle rovine, stava in sé ammiratissimo del valore di tanti chiari et illustri che avevano fatte quelle opere. E cosí, accendendosi tuttavia piú in maggior desiderio della arte, ardeva continuamente di pervenire in qualche grado vicino a quelli, sí che con le opere desse nome a sé et utile, como lo avevano dato coloro di chi egli si stupiva vedendo le bellissime opere loro. E mentre che egli considerava alla grandezza loro et alla infinita bassezza e povertà sua, e che altro che la voglia non aveva di volere aggiugnerli e, senza chi lo intrattenesse, che e' potesse campar la vita, gli conveniva, volendo vivere, lavorare a opere per quelle botteghe oggi con uno dipintore e domane con un altro, nella maniera che fanno i zappatori a giornate.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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