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      E questo lavorò con tanta arte, con tanta grazia, con tanta bella maniera, dandoli nel colorito una tinta di carne e fresca e morbida, che si può dire che sia carne vera, piú che dipinta.
      E certo si posson tenere per i piú begli che in fresco facesse mai artefice nessuno; la cagione è che nel guardo vivono, nell'attitudine si muovono, e ti fan segno con la bocca voler isnodare la parola, e che l'arte vince la natura, anzi che ella confessa non poter fare in quella piú di questo.
      Fu questo lavoro di tanta bon,tà nel cospetto di chi intendeva l'arte, che ne acquistò gran nome, ancora che egli avessi fatto molte opere e si sapesse certo quello che egli si sapeva de 'l grande ingegno suo in quel mestiero; e se ne tenne molto piú conto e maggiore stima, che prima non si era fatto.
      E per questa cagione Lorenzo Pucci Cardinale Santi IIII, avendo preso alla Trinità, convento de' frati Calavresi e Franciosi che veston l'abito di San Francesco di Paula, una cappella a man manca allato allato alla cappella maggiore, la allogò a Perino, acciò che in fresco vi dipignesse la vita della Nostra Donna.
      La quale cominciata da· llui, ha finito tutta la volta et una facciata sotto uno arco; e cosí fuor di quella, sopra uno arco della cappella, fece due profeti grandi di quatro braccia e mezzo, figurando Isaia e Daniel, i quali nella grandezza loro mostrano quella arte e bontà di disegno e vaghezza di colore, che può perfettamente mostrare una pittura fatta da artefice grande. Come apertamente vedrà chi considererà lo Esaia che, mentre legge, si conosce la maninconia che rende in sé lo studio et il desiderio nella novità del leggere, perché affisato lo sguardo a un libro, con una mano alla testa mostra come l'uomo sta qualche volta quando egli studia.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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