Et ancora che Andrea de' Ceri e la moglie che lo avevano allevato fussin morti, nondimeno egli, come nato in quel paese, ancor che non ci avesse niente, ci aveva amore.
La qual persuasione non durò molto, che egli et il Piloto una mattina partirono, et inverso Fiorenza ne vennero.
Et arrivati in quella, ebbe grandissimo piacere riveder le cose vecchie dipinte da' maestri passati che già gli furono studio nella sua età puerile, e cosí ancora quelle di que' maestri che vivevano allora de' piú celebrati e tenuti migliori in quella città.
Quivi fu operato da' suoi amici che egli avesse una opera in fresco, de la quale diremo di sotto.
Avvenne che, trovandosi un giorno seco per fargli onore molti artefici, pittori, scultori, architetti, orefici et intagliatori di marmi e di legnami, che secondo il costume antico si erano ragunati insieme, chi per vedere et accompa,gnare Perino et udire quello che e' diceva, e molti per veder che differenza fusse fra gli artefici di Roma e quegli di Fiorenza nella pratica, et i piú v'erano per udire i biasimi e le lode che sogliono spesso dire gli artefici l'un de l'altro, e cosí ragionando insieme d'una cosa in altra, pervennero, guardando l'opere e vecchie e moderne per le chiese, in quella del Carmine per veder la cappella di Masaccio. Dove guardando ognuno fisamente e moltiplicando in varii ragionamenti in lode di quel maestro, e che egli avesse avuto tanto di giudizio che egli in quel tempo, non vedendo altro che l'opere di Giotto, avesse lavorato con una maniera sí moderna nel disegno, nella invenzione e nel colorito, che egli avesse avuto forza di mostrare, nella facilità di quella maniera, la difficultà di questa arte.
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