Per il che, nel suo stare a Roma acquistò tanto nello studio dell'arte, ch'era cosa incredibile vedere i pensieri alti e la maniera difficile con facilissima , facilità da lui esercitata, tanto per ispavento di quegli che non erano usi a vedere cose tali, quanto a gli usi a le buone, perché le cose che si vedevano fatte, parevano nulla a paragone de' suoi parti. Le quali cose destarono l'animo al Cardinale Rovano franzese, di lasciar per mezzo di sí raro artefice qualche degna memoria di sé in cosí famosa città, e gli fé fare una Pietà di marmo tutta tonda, la quale finita fu messa in San Pietro nella cappella della Vergine Maria della Febbre nel tempio di Marte.
Alla quale opera non pensi mai scultore né artefice raro potere aggiugnere di disegno, né di grazia, né con fatica poter mai di finitezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michele Agnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore et il potere dell'arte. Fra le cose belle che vi sono, oltra i panni divini suoi, si scorge il morto Cristo, e non si pensi alcuno di bellezza di membra e d'artifizio di corpo vedere uno ignudo tanto divino, né ancora un morto che piú simile al morto di quello paia.
Quivi è dolcissima aria di testa, et una concordanza ne' muscoli delle braccia et in quelli del corpo e delle gambe, i polsi e le vene lavorate, che invero si maraviglia lo stupore che mano d'artefice abbia potuto sí divinamente e propriamente fare in pochissimo tempo cosa sí mirabile; che certo è un miracolo che un sasso da principio, senza forma nessuna, si sia mai ridotto a quella perfezzione che la natura a fatica suol formar nella carne.
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