Et ha sí bene ritratto nel marmo la divinità che Dio aveva messo , nel sacratissimo volto di quello, oltre che vi sono i panni straforati e finiti con bellissimo girar di lembi, e le braccia di muscoli, e le mani di ossature e nervi sono a tanta bellezza e perfezzione condotte, e le gambe appresso, e le ginocchia, et i piedi sono di sí fatti calzari accomodati, et è finito talmente ogni lavoro suo, che Moisè può piú oggi che mai chiamarsi amico di Dio, poiché tanto inanzi a gli altri ha voluto metter insieme e preparargli il corpo per la sua resurressione, per le mani di Michelagnolo; e seguitino gli Ebrei di andar, come fanno ogni sabato, a schiera, e maschi e femmine, come gli storni a visitarlo et adorarlo: che non cosa umana, ma divina adoreranno. Questa sepoltura è poi stata scoperta al tempo di Paulo III e finita col mezzo della liberalità di Francesco Maria Duca d'Urbino.
Venne in questo mezzo volontà al papa, che aveva ripresa Bologna e cacciatone fuora i Bentivogli, di far fare una statua di bronzo per quella memoria; e mentre che Michele Agnolo lavorava la sepoltura, fu fatto lasciare stare, e mandato a Bologna per la statua, dove fece una statua di bronzo a similitudine di Papa Giulio, cinque braccia d'altezza, nella quale usò arte bellissima nella attitudine, perché nel tutto aveva maestà e grandezza, e ne' panni mostrava ricchezza e magnificenzia, e nel viso animo, forza, prontezza e terribilità. Questa fu posta in una nicchia, sopra la porta di San Petronio. Dicesi che, mentre Michele Agnolo la lavorava, vi capitò il Francia orefice e pittore per volerla vedere, avendo tanto sentito de le lodi e de la fama di lui e delle opere sue, e non avendone veduto alcuna.
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