E per prezzo d'ogni cosa vi misero il numero di XV mila ducati. Per il che, sforzato Michele Agnolo dalla grandezza della impresa, si risolse di volere pigliare aiuto, e mandato per uomini e deliberato mostrare in tal cosa che quei che prima v'avevano dipinto dovevano essere prigioni delle fati,che sue, volse ancora mostrare a gli artefici moderni come si disegna e dipigne. Laonde il suggetto della cosa lo spinse andare tanto alto per la fama e per la salute dell'arte, che cominciò i cartoni a quella e, volendola colorire a fresco e non avendo fatto piú, fece venire da Fiorenza alcuni amici suoi pittori, perché a tal cosa gli porgessero aiuto et ancora per vedere il modo del lavorare a fresco da loro, nel quale v'erano alcuni pratichi molto, i quali si condussero a Roma e furono il Granaccio, Giulian Bugiardini, Iacopo di Sandro, l'Indaco Vecchio, Agnolo di Domenico et Aristotile e, dato principio all'opera, fece loro cominciare alcune cose per saggio. Ma veduto le fatiche loro molto lontane da 'l desiderio suo e non sodisfacendogli, una mattina si risolse di gettare a terra ogni cosa che avevano fatto. E rinchiusosi nella cappella non volse mai aprir loro, né manco in casa, dove era, da essi si lasciò vedere. E cosí dalla beffa, la quale pareva loro che troppo durasse, presero partito, e con vergogna se ne tornarono a Fiorenza. Laonde Michele Agnolo preso ordine di far da sé tutta quella opera, a bonissimo termine la ridusse con ogni sollecitudine di fatica e di studio; né mai si lasciava vedere per non dare cagione che tal cosa s'avesse mostrare; onde ne gli animi delle genti nasceva ogni dí maggior desiderio di vederla.
| |
Michele Agnolo Fiorenza Roma Granaccio Giulian Bugiardini Iacopo Sandro Indaco Vecchio Agnolo Domenico Aristotile Fiorenza Michele Agnolo
|