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      lla abbia trovato serrati gl'occhi a quel gran duca. Onde si storce con amaritudine, dolendosi nella sua continovata bellezza in segno del gran dolore. E che potrò io dire della Notte, statua unica o rara? Chi è quello che abbia per alcun secolo in tale arte veduto mai statue antiche o moderne cosí fatte? Conoscendosi non solo la quiete di chi dorme, ma il dolore e la maninconia di chi perde cosa onorata e grande. Credasi pure che questa sia quella notte la quale oscuri tutti coloro che per alcun tempo nella scultura e nel disegno pensano, non dico di passarlo, ma di paragonarlo già mai. Nella qual figura, quella sonnolenzia si scorge che nelle imagini addormentate si vede. Perché da persone dottissime furono in lode sua fatti molti versi latini e rime volgari come questi, de' quali non si sa lo autore:
     
      La Notte che tu vedi in sí dolci attiDormir, fu da uno angelo scolpita
      In questo sasso; e perché dorme, ha vita:
      Destala se no 'l credi, e parleratti.
     
      A' quali in persona della Notte rispose Michele Agnolo cosí:
     
      Grato mi è il sonno, e piú l'esser di sassoMentre che il danno e la vergogna dura,
      Non veder, non sentir mi è gran ventura:
      Però non mi destar, deh parla basso. ,
     
      E certo se la inimicizia ch'è tra la fortuna e la virtú, e la bontà d'una e la invidia dell'altra avesse lasciato condurre tal cosa a fine, poteva mostrare l'arte alla natura, ch'ella di gran lunga in ogni pensiero l'avanzava. Lavorando egli con sollecitudine e con amore grandissimo tali opere, venne lo impedimento dello assedio di Fiorenza, l'anno MDXXX; il quale fu cagione che poco o nulla egli piú vi lavorasse, avendogli i cittadini dato la cura di fortificare la terra.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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