Laonde tutti gagliardamente lavorarono et egli ancora alla libreria faceva attendere, onde si finí il palco di quella d'intagli in legnami con suoi modelli, i quali furono fatti per le mani del Ca,rota e del Tasso fiorentini eccellenti intagliatori e maestri, et ancora di quadro. E similmente i banchi de i libri lavorati allora da Batista del Cinque e Ciappino amico suo buoni maestri in quella professione. E per darvi ultima fine fu condotto in Fiorenza Giovanni da Udine divino, il quale per lo stucco della tribuna insieme con altri suoi lavoranti et ancora maestri fiorentini, vi lavorò. Laonde con sollecitudine cercarono di dare fine a tanta impresa.
Perché, volendo Michele Agnolo far porre in opera le statue, in questo tempo al papa venne in animo di volerlo appresso di sé, avendo desiderio di fare la facciata della cappella di Sisto, dove egli aveva dipinto la volta a Giulio II. E già dato principio a' disegni, successe la morte di Clemente VII, la quale fu cagione che egli non seguitò l'opera di Fiorenza, la quale, con tanto studio cercandosi di finire, pure rimase imperfetta, perché i maestri che per essa lavoravano, furono licenziati da chi non poteva piú spendere.
Successe poi la felicissima creazione di Papa Paulo terzo Farnese, domestico et amico suo, il quale, sapendo che l'animo di Michele Agnolo era di finire la già cominciata opera in Roma da se medesimo per la ultima sua memoria, fattigli fare i ponti, diede ordine che tale opera si continuasse; e cosí gli fece fare provisione di danari per ogni mese, et ordine poi da potere tal cosa seguitare.
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