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      Però, come nel principio dissi, il Cielo per essempio nella vita, ne' costumi e nelle opere l'ha qua giú mandato, acciò che quegli che risguardano in lui, possino imitandolo, accostarsi per fama alla eternità del nome; e per l'opere e per lo studio, alla natura; e per la virtú al Cielo, nel medesimo modo che egli alla natura et al cielo ha di continuo fatto onore. E non si maravigli alcuno che io abbia qui descritta la vita di Michelagnolo vivendo egli ancora, perché non si aspettando che e' debbia morir già mai, mi è parso conveniente far questo poco ad onore di lui, che quando bene come tutti gli altri uomini abbandoni il corpo, non si troverrà però mai alla morte delle immortalissime opere sue: la fama delle quali mentre ch'e' dura il mondo, viverà sempre gloriosissima per le bocche de gli uomini e per le penne degli scrittori, mal grado della invidia et al dispetto della morte. ,
     
      CONCLUSIONE DELLA OPERA A GLI ARTEFICI ET A' LETTORI
     
      Quantunque sommamente mi siano piaciute, virtuosi artefici miei, e voi altri lettori nobilissimi, tutte quelle industriose e belle fatiche, che in un medesimo tempo, dilettando e giovando, abbelliscono et ornano il mondo; e che la affezzione anzi pur lo amor singulare, che io ho sempre portato e porto a gli operatori di quelle, mi avesse già molte volte spronato e stretto a difendere gli onorati nomi di questi, da le ingiurie della morte e del tempo ad onor loro et a benefizio di chiunque vuole imitargli; non pensava io però da principio distender mai volume sí largo, od allontanarmi nella ampiezza di quel gran pelago, dove la troppo bramosa voglia di satisfare a chi brama i primi principii delle nostre arti, e le calde persuasioni di molti amici, che per lo amore ch'e' mi portano, molto piú si promettevano forse di me, che non possono le forze mie, et i cenni di alcuni padroni, che mi sono piú che comandamenti, finalmente contra mio grado m'hanno condotto.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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