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      Che l’inse! gridò Balilla.
     
     
      I
     
      Jesus, Jesus non più fuoco non più
      fuoco, siamo Cristiani!...
     
      Le parole poste in testa a questo capitolo erano gridate la mattina del giorno 10 dicembre 1746 in Genova da numerose orde di Austriaci, fuggenti innanzi al popolo, che, stanco della straniera oppressione, era sorto forte del proprio diritto.
      La tirannide ha pure un limite. Quando l’oppresso non trova giustizia sulla terra, quando il giogo si è fatto insopportabile, pieno di fidanza egli stende la mano al Cielo, e giù ne trae i suoi eterni diritti, che lassù pendono inalienabili e indistruttibili, come le stelle! Riede il primitivo stato di natura, in cui l’uomo sta in faccia all’uomo. - Qual mezzo supremo, se ogni altro mezzo non giovi, gli è dato il ferro.
      Genova, la città dai cento triremi, la città dai splendidi dogi, la città che fra la vivezza del traffico ha mostrato come si eserciti il commercio e la guerra, che ne’ suoi annali ha scritto i nomi di Colombo e di Doria, era per il poco senno di alcuni deboli uomini caduta in mano dello straniero, il quale di essa faceva crudo strazio. Ma Genova, pronubo un fanciullo, sapeva riacquistare la propria dignità, rendersi degna de’ suoi grandi uomini.
     
      II.
     
      Ecco Genova, ecco l’antica dominatrice dei mari, la Ligure donna. Assisa sovra un letto di alghe e di coralli, col capo incoronato d’un diadema di monti, ell’è sempre bella, comechè lo scettro dei flutti le sia caduto di mano e disperso nelle acque! Ecco sublime levarsi il palagio del Comune un dì saldissimo monumento di libertà che Simon Cantoni riedificava; ecco il tempio di San Lorenzo dai neri suoi marmi, ove si custodisce il famoso catino che rammenta i Genovesi vincitori a Cesarea: rammenta que’ liberi petti che, ricevuta la comunione, non con altri ingegni che colle scale delle loro triremi, salivano animosi le mura dell’osteggiata città. Questo tempio, arricchito dalle spoglie dei Saraceni d’Oriente e di Spagna, fu testimonio di splendide repubblicane memorie.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865, pagine 131

   





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