Fra tante bellezze d’arte e di natura, là presso l’asilo dei patimenti sorge un monumento che ricorda una gloria del popolo, l’eroico ritorno a libertà, per opera sua. È un piccolo marmo sul lastrico; esso porta la data del 1746.
Genova fra i nomi degli Adorni, dei Fregosi, degli Spinola, dei Doria, dei Grimani, dei Dinegro, dei Colombo, e di Giulio II e di tanti altri suoi grandi, incise quello umile di un fanciullo popolano, di Giovanni Balilla.
Un vecchio potente, Carlo VI d’Austria, era sceso nell’avito sepolcro, lasciando dietro di sè la sua corona, pomo fatale di discordia lanciato in mezzo al mondo. Invano una lunga guerra aveva preceduta quella prammatica per la quale l’estinto aveva creduto di avere pacificamente assicurata alla figlia, Maria Teresa, la sua vasta successione. La morte dell’Imperatore, svegliando le cupidigie di tutti, fece che il turbine imperversasse folgoreggiando per tutta Europa, e Maria Teresa si vedesse ridotta alle forze degli eserciti che il principe Eugenio di Savoia soleva ben a ragione chiamare la migliore delle prammatiche.
Federico di Prussia, Luigi di Francia, Filippo di Spagna, il re di Baviera e quello di Sardegna si erano collegati contro la nuova imperatrice, e il 18 di maggio 1741 avevano conchiuso un contratto, per cui, smembrata la monarchia austriaca, la bassa Silesia colla città di Neiss e la contea di Glatz restavano assegnate al re di Prussia; l’alta Silesia e la Moravia al re di Polonia; la Boemia, il Tirolo e l’Austria Superiore all’elettore di Baviera.
| |
Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
|
|
Adorni Fregosi Spinola Doria Grimani Dinegro Colombo Giulio II Giovanni Balilla Carlo VI Austria Maria Teresa Imperatore Europa Maria Teresa Eugenio Savoia Prussia Luigi Francia Filippo Spagna Baviera Sardegna Silesia Neiss Glatz Prussia Silesia Moravia Polonia Boemia Tirolo Austria Superiore Baviera
|