Questo è mio figlio, ed ecco che è vostro: adottatelo, difendetelo; crescerà amandovi e difenderavvi un giorno, come ora voi lo difenderete. »
Taciti ed ansi l’ascoltarono i magnati. Poi, come ebbe posto fine al parlare, proruppero in lagrime, in applausi in segni di fortissima volontà per salvarla. Toccavano il figliuolo, s’inchinavano alla madre, un incredibile entusiasmo li possedeva, nè mai più santo fervore di questo si manifestò a voce di re fra le commosse nazioni. Sguainate quindi le spade, fieramente e unanimamente, in latina favella, fecero il famoso giuramento:
«Moriamur pro rege nostro Maria Theresia!
giuramento che fu la salvezza dell’austriaco dominio; fatale vittoria, fatale ai vinti e ai vincitori insieme.
Le sorti rapidamente mutarono; e Carlo Emanuele di Sardegna, vedendo come la fortuna di Maria Teresa prendesse vigore, rompeva il trattato conchiuso colla lega e accordava all’Imperatrice il suo aiuto in Italia, mercè la carica di generalissimo delle armi austro-piemontesi. Il 1 di febbrajo 1742 l’Austria e la Sardegna, pel mezzo del conte di Schulembourg e del marchese d’Ormea, concludevano una convenzione.
Re Carlo Emanuele continuava la politica della sua casa, aiutandosi ora dell’uno ora dell’altro straniero, che si combattevano il dominio dell’Italia, per aggiungere qualche brano di terra al suo regno.
Se non quanto può risguardare la nostra istoria noi terremo dietro alle fierissime guerre in allora combattute, guerre che gravemente travagliarono l’Italia.
Sembra scritto che, come annovi uomini che la fortuna si piace a combattere e a stremare, sienvi nazioni che debbano piangere, e a cui Dio numerò non a giorni ma a secoli le pene della cattività e del tormento.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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