I ministri di Vienna negarono con fronte ferrea; esclamarono non essere vero niente. Quei di Londra non istettero assolutamente sulle negative, ma parlarono per ambagi. La conclusione delle parole loro era che quando il trattato fosse comparso in cospetto del pubblico, si vedrebbe che non ci era poi quel tanto male, che si supponeva. L’un dì più che l’altro però divenendo palese il fatto e che la vendita era stipulata, Vienna e Londra non poterono più negare.
Gli Austriaci dissero «che la regina avendo ceduto a Carlo Emanuele pel trattato una parte considerabile de’ suoi Stati nel milanese, non era, in grado di negare a quel re ciò che di quello di altri egli mostrava di tanto desiderare; che del resto ella non avevagli ceduto che quelle ragioni che ella stessa aveva sul marchesato, e che se nessuna ce ne fosse tanto meglio per Genova.»
La qual cosa, oltre alla derisione, veniva a dire palesemente che Maria Teresa o aveva ingannato Carlo Emanuele con vendergli cosa che non era, o frodati i Genovesi dando ad altri ciò che loro apparteneva.
Gli Inglesi si spiegarono con derisione più pietosa; dissero che compativano proprio la disavventura della Repubblica, ma il re di Sardegna essere molto premuroso di possedere il marchesato di Finale e non lo si voler scontentare, perchè ne avevano bisogno.
Da bella prima quando si era subodorata la convenzione di Vormanzia, ma innanzi che se ne avesse certezza, la Francia e la Spagna avevano fatti tentativi presso la Repubblica perchè si unisse a loro promettendole aiuto e protezione.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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