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      La cupidità dei Savoini essere ben nota, e avere il re medesimo, dopo l’acquisto di Piacenza, messo fuori voce e pubblicato per le gazzette che il golfo della Spezia era suo come dipendenza del Piacentino; andare di più mendicando ragioni or su questo or su quel feudo della Lunigiana; voler lui pertanto stringere co’ suoi artigli tutta l’ampiezza del territorio genovese; voler distruggere non solamente la potenza ma anco il nome della Repubblica. Soggiungevano conoscersi l’incertezza di casi della guerra, ma grandi forze avere i Borboni, e grandi eserciti in Italia, e supremo loro desiderio essere il procurarvi una Signorìa a don Filippo; se saranno da Genova rifiutati, si volteranno al re di Sardegna, e la sua amicizia e la sua alleanza di certo acquisteranno; così Genova, volendo perseverare in neutralità e pace, andrà incontro ad una guerra terribile e alla rovinosa tempesta l’esser suo e la libertà tutta perderà.
      L’ultima sentenza prevalse. Il primo di maggio 1744 in Aranjuez fu convenuto tra la Repubblica, la Francia, la Spagna e la corte di Napoli che Genova nelle imprese che stavano preparando gli eserciti borbonici, darebbe un sussidio di diecimila soldati ed un treno di artiglieria, obbligandosi le potenze federate alla loro volta a guarentirle il presente dominio e segnatamente il marchesato di Finale.
      Nel tempo istesso che i sopracciò della Repubblica stavano provvedendo a mettere in atto il trattato, pensavano anche a munire per la propria difesa i luoghi più minacciati.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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