Continuò Carlo Emanuele la guerra. Sorprese in bella fazione i Gallo-Ispani in Asti; il 6 marzo 1746 ripresela, e il giorno 11 liberò la cittadella d’Alessandria. Gli Austriaci vinsero in battaglia a Piacenza i Francesi, ricuperarono Milano e Lombardia; e quindi Austriaci e Piemontesi, sotto il comando del generale austriaco marchese Botta Adorno, rigettarono i Borboniani nell’Appennino e poi nelle Alpi e si presentarono innanzi a Genova.
Tra Francesi e Spagnuoli, dopo la perdita d’Asti, era sorta un po’ di diffidenza; gli Spagnuoli accusavano gli alleati di aver fatto cedere Asti per isforzarli ad acconsentire al trattato dello spartimento; quella diffidenza venne mano mano ingrandendo fra le due parti, cioè a misura che peggiori divenivano le loro condizioni in Italia.
I maneggi politici del re di Sardegna non furono estranei a quelle gelosie. Carlo da essi maggior frutto raccolse che da’ suoi sforzi militari stessi, comechè in questa parte non abbia certamente mancato a sè medesimo.
Risultato di quelle discrepanze fu terribile ammaestramento pei piccoli, l’abbandono di Genova, il cui governo, preso da timore al comparire degli Austriaci, venne, come vedremo, a vergognosi patti coll’inimico.
IV.
Un tremendo avvenire stava per piombare sopra l’abbandonata città. Lo sentiva, lo sapeva, e non vedeva a quale partito appigliarsi. I cittadini erano costernati, costernato era il governo. Mentre ognuno già di sè medesimo e della patria stava in forse, arrivavano a furia in città, siccome cacciati da qualche funesto accidente, donne e fanciulli, recando le loro più portabili masserizie.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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