Concluse colle sue intimazioni, e disse badassero bene che se non pagavano i milioni avrebbero ferro, fuoco e sacco.
I deputati genovesi rimasero attoniti e pieni di spavento all’udire di quell’enorme contribuzione, che sarebbe stata insoffribile ad una ricca provincia, non ad una città sola. S’aggiunga che il Botta, il quale aveva ricevuto le cinquantamila genovine a titolo di primo sollievo pei soldati, e per cui, secondo la promessa, doveva contenerli in disciplina, e pagare ogni cosa in contante, andava moltiplicando in nuove e gravose richieste di tende, farine, biscotti, bastimenti da trasporto, in somma in tutto ciò che poteva abbisognargli, senza fare pagamento veruno. I deputati erano andati a trovarlo, lamentandosi e protestando che i Genovesi perivano sotto il peso di tanti balzelli e di tante avanie; ed egli aveva risposto «che bene restavano loro gli occhi per piangere». Così Genova pagava ad uno spietato nemico il fio del suo Finale, che esso stesso le aveva ingiustamente ritolto.
V.
Il generale Botta aveva detto ai Genovesi che ben loro rimanevano occhi per piangere. Ora vedremo come rimanessero loro pur mani per battere. L’abbiam detto nel primo capitolo, la tirannide ha pure un limite. Raro i popoli danno come Roma sotto Domiziano esempio di solenne pazienza, tollerando il colmo della servitù a cui la tirannide li ha condotti. Quando il giogo si è fatto insopportabile basta una parola, un atto a far sorgere il popolo contro l’oppressore.
Il Botta instava, e il Chotek più di lui, perchè presto Genova pagasse il primo milione.
| |
Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
|
|
Botta Genovesi Genova Finale Botta Genovesi Roma Domiziano Botta Chotek Genova
|