Non meno di Genova e della riviera di Ponente era in lagrimevole stato la riviera di Levante. Quivi erano venuti colle loro genti austriache i generali Piccolomini e Kai, e l’avevano occupata in tutta la sua lunghezza da Nervi sino alla Spezia, nel quale golfo soggiornarono a loro arbitrio i vascelli inglesi e le galere sarde. Le insolenze, le rapine, le violenze soldatesche anche qui andarono al colmo: le estorsioni erano incredibili; il più basso uffiziale esigeva, sotto titolo di quartiere d’inverno, di quieto vivere, o d’altro pretesto, ciò che più venivagli pel capo. Gl’infelici abitanti cercavano alla meglio di soddisfare alla cupidigia degli ospiti rapaci; tuttavia non andavano esenti dagli strapazzi. Coi più acerbi modi venivano le comunità sforzate a dare grosse provvisioni di carni e di altri generi che dal paese non erano prodotti. Gli uffiziali dicevano: «Dateci il denaro, e ci provvederemo da noi medesimi.» Davano i Riveraschi anco il denaro, e tuttavolta le molestie e le vessazioni continuavano. E guai a chi si fosse indugiato all’impazienza austriaca. Le sconcie parole non solo, ma gl’immani fatti e le battiture stesse e le mortali ferite avrebbe dovuto soffrire.
Tutto il corpo della Repubblica era rotto e sanguinoso; tutto stretto dalla forza nemica; eppure i suoi tiranni avevano ancor paura che si riscuotesse. Domandarono gli statici, come se il più puro sangue degli onesti cittadini dovesse stare per la mallevadoria della schiavitù.
Sono ben schifosi gli oppressori dei popoli!
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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