Inoltre pensando all’assalire non che al difendersi, vi condussero due cannoni in fronte della contrada dell’Acquaverde, uno in quella di Prè da Sant’Antonio, un altro nell’imboccatura di Sottoriva. Ordinarono poi le guardie; provvidero le sentinelle, avvicendarono ogni esercizio di custodia, osservarono in tutto gli ordini militari. Tanto più maravigliosa era tal cosa, in quantochè quegli uomini inesperti, nessuno o poco ammaestramento guidava, ma soltanto il natural talento di preservare quanto di più caro avevano in terra, la libertà della patria.
Nonostante la grossissima pioggia, che incessante cadeva, e ogni cosa, così gli uomini come la terra, fosse molle, sdrucciolevole e guazzosa, si facevano le guardie, vegliavano le sentinelle, niun servizio veniva negletto, e colla più immobile costanza duravano i volontari della libertà. E sì che la imperversante pioggia era più penosa a loro che ad altri, come quelli che in maggior parte erano dotati di povere facoltà. Misere vestimenta avevano, ricovero alcuno. È d’uopo il dire come i nobili, o che temessero che il popolo fosse per venire a qualche atto sfrenato contro di essi, o che, dubbiosi dell’esito, amassero temporeggiare per comparire in caso di rotta del popolo medesimo incolpabili, avessero egoisticamente fatto chiudere con gran cura le porte, e ostinatamente negassero di aprirle, quantunque ne venissero richiesti e pregati reiteratamente dai combattenti per trovare riparo contro la tempesta del cielo. I vili, mandate le mogli e le figliuole nei monasteri, si erano appiattati nei più intimi penetrali dei loro palazzi, con tutti i piani terreni chiusi, le finestre stoppate, i servitori armati; essi avevano prese tutte quelle precauzioni come quando si tema il sacco.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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Acquaverde Sant Antonio Sottoriva
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