Nel tragitto il corteo era preceduto e seguito da innumerevole moltitudine, gridante Viva Maria!... Viva Genova!... Viva la libertà!... Nel volto di tutti stava dipinta un’allegrezza con un fervore sommo, e segni anco di gratitudine scorgevansi verso que’ valorosi che la Dio mercè salva avevano la patria: Genova era davvero in quel momento la più bella delle città.
Alla lieta pompa intervennero i capitani del popolo, tutti vestiti di spoglie austriache; due battaglioni di cittadini armati; sessanta giovani a cavallo, i quali, guerniti di elmo e di corazza, a terra trascinavano le insegne e le bandiere tolte all’abborrito oppressore. Seguivano anco regolari milizie, musiche e tamburi; onde più e più si rallegrava la festa.
Quando il popolo giunse alla Cava di Carignano e il mortaio si ricollocò all’antico suo posto, si rinnovarono e moltiplicarono le grida, gli applausi, le acclamazioni, ed i concenti. Cittadini d’ogni ordine s’abbracciarono fratelli: popolo e patrizi stringevansi alfine concordi la mano.
Bene avevano ragione i Genovesi di animarsi e di unirsi. Imperocchè gli Austriaci, rifattisi forti pei soccorsi venuti dalla Lombardia, erano di nuovo comparsi alla Bocchetta, e, infestando le regioni superiori della Polcevera, facevano le viste di voler calare a basso.
Schulembourg era succeduto a Botta nel comando delle squadre nemiche; esso andava concependo atroce vendetta dell’onta patita dalle armi imperiali. I popolani che s’immaginavano tal cosa, oltre i militari apprestamenti fatti dentro, avevano stimato necessarissimo di ordinar bene la difesa anco al di fuori.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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