Non che i Polceveraschi e i Bisagnini avessero bisogno di sprone, poichè in loro l’odio contro i Tedeschi era moltissimo, ma necessaria cosa era di ridurre a qualche norma gl’incomposti moti delle masse.
Furono mandati, quali commissari generali, alla Polcevera il patrizio Gaspare Bassadonna, ed al Bisagno il patrizio Giambattista Cattaneo, e, quali commissari particolari, a Montoggio il patrizio Giambattista Raggi, e a Voltri il patrizio fra Girolamo Balbi, cavaliere di Malta. Diedero costoro ordinamento alla buona volontà dei popoli, le loro forze unirono a quelle delle milizie d’ordinanza, e colla voce e coll’esempio mostrarono quanto loro stesse a cuore la Repubblica.
Dalle nomine di tanti patrizi a custodia di luoghi gelosissimi, ognuno di leggieri può comprendere come la nobiltà principiasse ad aver piede e ad intromettersi nelle faccende. Al qual cambiamento, d’uopo è il dirlo, avevano dato luogo molte cagioni; lo zelo che i nobili allora dimostravano per la pubblica causa, l’essersi spogliati in un colle loro donne delle cose più preziose per far denaro a beneficio della patria, la prudenza dei patrizi chiamati alle consulte del quartier generale, la necessità infine che in ogni grave negozio politico spinge gli inesperti a voltarsi verso chi più vede e più sa.
La maggiore autorità che i patrizi andavano un dì più che l’altro acquistando, e il ridursi le cose a poco a poco sugli antichi ordini, mentre piaceva ai popolani più savi, i quali non ignoravano punto come l’infima plebe è buona a combattere non a reggere, arrecava grave disgusto a coloro che o amavano il saccheggio, od avevano il cuore acceso d’un odio inestinguibile contro i nobili.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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