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      Guidati da Agostino Pinelli, sostituito al Canevari, quanti Austriaci capitavano loro alle mani, tanti sacrificavano all’anima del diletto capitano. Rimasero su per quei monti segni terribili del valore e del risentimento dei forti terrazzani.
      Non migliore esito per il nemico avevano le battaglie dal lato della Polcevera; imperocchè i Genovesi non trascuravano in parte alcuna la difesa di que’ luoghi.
      Schulembourg, che non poteva superare i forti petti degli Italiani, lasciava che i suoi soldati infierissero sugli inermi, solito andazzo austriaco che l’Italia dovrebbe sapere a prova e non dimenticar mai. Le crudeltà, i saccheggi, gl’incendi dalle truppe dell’apostolica Imperatrice commessi non ponno credersi. Non perdonavano le truculenti, nè a sesso, nè a età, nè a condizione; chi ferivano, chi contaminavano, chi trucidavano con barbari modi. Campane, vasi sacri, ornamenti di chiesa, marmi, statue, quadri, ferriate, vetri, suppellettili, mobili, tutto depredavano i saccomanni, e dalla spiaggia di Sestri di Ponente tutto imbarcavano su navi inglesi per Livorno e Savona. I sepolcri stessi non andavano esenti dalla loro rapacità; imperocchè li aprivano, e se vi trovavano alcun ornamento d’oro o d’argento posto ai morti dai congiunti o dagli amici, quale segno di riverenza od amore, tutto essi rubavano, ed insaccato mandavano ai sicuri lidi.
      Eppure erano quelli soldati di una regina, di una donna che diceva seguire la religione del Nazareno, che si faceva chiamare imperatrice apostolica.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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