Sui fremiti secretiChe l’avvenir racchiudono
Spargon blandizie e oblio,
Dicon, mentendo Iddio,
Empio chi tenta oprar.
Se Balilla avesse consultato uno di costoro innanzi gettare il sasso, avrebbe avuto l’appellativo di pazzo o di peggio; sarebbe stato deriso, se fallito il colpo, da quelli stessi, che, riuscito a bene, ne sublimarono il nome, gridandolo grande e generoso figlio di Genova. Sempre eguali costoro, anco ai dì nostri ne avemmo esempi. Milano sorge nel 1848, vince, ed è gridata eroica città; nel 1853 alcuni arditi patrioti tentano sollevarla per cacciarne il nemico, sono perdenti, e quelli stessi che cinque anni prima erano eroi, grandi, vengono appellati pazzi dai fratelli, assassini dai nemici. I fratelli Bandiera, Carlo Pisacane, ed altri furono derisi, perchè con pochi compagni tentarono generose imprese e fallirono; grande invece è chiamato Garibaldi, che, pur con pochi compagni, riesce nella redenzione di Sicilia e di Napoli. Se una nave borbonica lo avesse gettato nel fondo del mare innanzi sbarcare a Marsala, esso pur ora s’avrebbe la taccia di pazzo. Gli Eunuchi non adorano che la forza materiale, che i fatti compiuti, e pur questi a loro modo. Malgrado i molti esempi non vogliono riconoscere la potenza del popolo, non ammettere che Dio lo protegga nelle sante sue imprese.
Per debito di giustizia dobbiamo ora un cenno alla Francia e alla Spagna, le quali per salvare Genova dalla perdizione, a cui la chiamavano due principi vicini ed uno lontano, quella Genova che grande mostravasi, furono liberali d’uomini e di denaro.
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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano 1865
pagine 131 |
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