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      I più animosi drappelli di cittadini e dei disertori si erano appostati e asserragliati in santa Eufemia, deliberati a difendervisi ed a ripulsare coi fucili e colle baionette le artiglierie nemiche. Arditi bersaglieri si erano distesi in catena per la campagna da una parte verso il piano, e dall'altra in sui monti di Caionvico ad impedire che gl'Imperiali circuissero il borgo; un piccolo corpo di riserva si era infine stabilito a san Francesco di Paola, che sorge a mezzo cammino tra Brescia e sant'Eufemia, dove i colli serrandosi alla strada la rendono più difendevole. Poco prima di mezzodì i nemici aprivano il fuoco, e irruivano più numerosi contro la sinistra dei Bresciani, sperando forse trovare mal difese le alture, che dominano quella posizione. Ma in quel primo scontro fu miracoloso il coraggio dei nostri, i quali, benchè pochi di numero e nuovi alle arti del combattere, ributtarono gli Austriaci, e li avrebbero inseguiti colla baionetta in resta sino al piano, se non si fosse opposto Tito Speri, giovane ardentissimo per la causa dell'indipendenza, che comandava quel pugno di bravi, e che ad una rara intrepidezza congiungeva perspicacia naturale, e qualche esperienza militare(5).
      Gli Italiani lietamente combattevano, e parimente morivano.
      Un Raboldi, all'aprirsi del fuoco, côlto da una palla austriaca nel petto spirava dicendo: Me fortunato! ho l'onore di morire per primo sul campo di battaglia! e raccomandando al capitano che non dimenticasse di scrivere primo il suo nome.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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