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      Un sacerdote, fra gli altri, levatosi a favellare, con infiammativo discorso ricorda alla moltitudine lo strazio patito dal prete Attilio Pulusella e da Luigi Usanza(6).
      Il Comitato di difesa aveva frattanto dato mano a quei provvedimenti, che portava la gravità dei casi. Innanzi tutto prese ordine, che si chiudesse compiutamente il blocco del castello, appostando scolte e pattuglie ove ne era necessità; quindi si minassero i ponti, si tagliassero le strade minacciate; poi provvide che si rafforzassero le barricate, che si murassero le porte tutte, meno quella di san Giovanni e quella di Torrelunga. Oltre a ciò proibì strettissimamente a chiunque l'uscita dalla città senza un passaporto del Municipio; mandò lettere ai sacerdoti che predicassero per tutta la provincia la guerra di popolo, e diede facoltà ai parrochi di disegnare le famiglie povere, che nei giorni della battaglia dovessero venir mantenute dal pubblico erario(7).
      In mezzo a quel generale fervore giungevano in Brescia, quasi a confermare i generosi propositi, varie bande armate di valligiani, e un grosso traino che recava parte dei fucili e delle munizioni dal Ministero di Torino assegnate ed avviate alla provincia bresciana; carico affidato al signor Gabriele Camozzi, insieme ad altre armi destinate per Bergamo. Le armi, che erano bellissime, vennero distribuite a festa, ed impugnate con animo tanto più volonteroso, in quanto divulgavasi allora per lettere venute da Codogno, la lieta e creduta novella d'una gran vittoria piemontese.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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