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      Il corpo austriaco era forte di 4,000 soldati e 5 pezzi di cannone.
      Il Comitato di difesa, volendo risparmiare sangue e guadagnar tempo, aveva quel dì preso ordine coi capi delle bande bresciane che s'uscisse all'aperto.
      Durò l'attacco quasi tre ore, scrive il Correnti; e come fu micidiale ai nemici che procedevano in sullo stradale e spesso erano bersagliati di fianco dalle bande dei disertori appostati sui Ronchi, così sarebbe riuscito quasi incruenta ai Bresciani se il Leshke, battendo co' fuochi del sovraeminente castello la fronte interna di porta Torrelunga e fulminando le vie adiacenti, non avesse con più centinaia di bombe e di granate recato un danno gravissimo alla città e posti i difensori della porta in fra due fuochi. Nè però se ne sgominarono; chè anzi pareva in essi crescere l'animo, quanto più cresceva il pericolo. Anche i cannoni di Nugent, tirati in su d'un colle suburbano, tempestavano l'oppugnata porta, e spesso le palle di rimbalzo saltavano oltre la barricata, e venivano a rotolare in sul corso, dove l'ardita ragazzaglia le inseguiva e raccoglieva festosamente. Le bombe quasi subito seguite dai razzi, che entravano a metter fuoco dove il peso e l'impeto del primo proiettile avea aperta una rovina, presto ebbero desti molti incendi: e il popolo motteggiando diceva: Vhe la tal casa e la tal'altra che hanno acceso il sigaro! e senza punto badare a quella pioggia infernale, attendeva a spegnere il fuoco, a soccorrere i feriti e portar armi in sulle mura. Quivi poi era una bella gara di coraggio, anzi pur di fiera lietezza.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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