Pagina (27/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Detto, fatto; e vi fu gran ressa alle porte, volendo ognuno uscire tra i primi. E perché a schiudere il cancello era necessità di venire allo scoperto oltre le barricate, e lo Speri, come capitano della porta, non volle concedere che altri l'aprisse, e vi andò egli stesso; moltissimi accorsero a fargli scudo della persona contro le palle nemiche che convergevano a quel punto pericoloso come a metà di bersaglio. E sebbene Dio abbia voluto che niuno di quei bravi rimanesse colpito, che in vero parve miracolo, noi volemmo ricordare questo fatto, notabile in soldati di due giorni, non legati al loro capo da riverenza di disciplina, e da consuetudine di connivenza. Ma l'amor di patria è sollecito e mirabile maestro. E prova ne sia che i nostri, i quali non erano forse due centinaia, correndo audacemente contro la linea degli Imperiali, la videro rompersi e ritirarsi, e per poco stette che non riuscissero addosso ad un cannone, il quale era rimasto a sostenere il retroguardo, e che dovette a gran galoppo mettersi in salvo verso santa Eufemia.
      Côlto il buon punto, i disertori calavano dai Ronchi, ed occupavano le case di Rebuffone, scalandone le mura e le finestre con impeto indicibili; quivi, invece di trovarvi appiattati i cacciatori tirolesi, come se ne aveva avuto avviso, non si rinvennero che alcuni cadaveri austriaci. Intanto annottava; e benchè i nostri potessero spingere le loro scolte oltre il villaggio di san Francesco, sgombro di nemici, parve ai capi di guerra più savio partito, che i cittadini tornassero al sicuro e riposato posto delle mura, e le bande del Boifava e del Maselli si riducessero di nuovo in sull'alto dei Ronchi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





Speri Dio Imperiali Eufemia Ronchi Rebuffone Francesco Boifava Maselli Ronchi