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      Allora concesso due ore di respiro oltre il mezzodì; e presi gli appunti sull'orologio, senza altro dire accomiatò i parlamentari.
      A codesta infamia assistevano anche gli altri ufficiali superiori; nè alcuno osò o volle disingannare i prodi Bresciani; ma anzi tutti se ne stavano ad arte pensosi.
      Tornati i deputati in città, e venuti al Municipio riferirono le cose udite e le vedute; l'Haynau starsene veramente nella rocca con truppe nuove e fresche; i soldati o gli ufficiali minori mostrarsi insolenti e superbi, come gli Austriaci non sanno fare che nella fortuna seconda; avere il tenente maresciallo parlato alto ed arrogante; ma per contrario niuno essersi levato a smentire l'armistizio di Chzarnorwsky o le sue vittorie. A quel fatto, già per sè di grande significanza, aggiungevano valore le novelle per via sicurissima allora pervenute a Brescia, che gli Austriaci se ne erano tornati dal Piemonte in Milano senza alcuna pompa militare, senza le musiche, muti, laceri, disordinati, in aspetto di vergognosi e dolenti. Prova certissima, come tutti allora credettero a Milano, e come più facilmente si doveva credere a Brescia, già eccitata a maschi propositi, che quella fosse una ritirata pattuita e concessa, perchè il tumulto e la disperazione d'una fuga barbarica non avesse a consumare il paese(11).
      Il Sangervasio, uscito in sulla loggia del palazzo municipale, alla fremente moltitudine di che era gremita la gran piazza e le propinque vie e le finestre della case e infino i tetti, rispettoso e grave, lesse senz'altri commenti l'intimazione dell'Haynau, e narrò quello che ai messi era intervenuto.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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