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      E cosė gli altri, a misura che accorrendo al rumore della battaglia, giungevano sotto le feritoie cittadine. Non per questo i sorvegnenti soldati, contenuti e sospinti dai pelottoni che s'avanzavano dietro di loro per la via angusta, potevano ritrarsi dal mal passo. Per cui, disperati d'ogni altro scampo, fatto un nodo, e come meglio potevano copertisi dagli stessi colpi, si avventarono risolutamente alla baionetta in sulle barricate. Ma un fuoco a bruciapelo, diretto da mani ferme e da cuori sicuri, menō di loro siffatta strage, che nessun altro osō pių ritentare la prova.
      Stava l'Haynau alle vedette in sullo sterrato del castello, accanando con messaggi e con rinforzi il valore de' suoi, e ammirando, pur suo malgrado, quello degli avversari. E quando vide atterrata a pič delle barricate l'ultima schiera, dicono che esclamasse: "Se avessi trentamila di questi indemoniati Bresciani vorrei ben io tra un mese veder Parigi!(13)" E intanto comandava che tutte le riserve del battaglione di Baden e le compagnie di Rumeni calassero a rinfrescare la battaglia. E perchč i soldati ci andavano a malincorpo, come quelli che avevano veduto tornar pochissimi de' molti che erano stati al primo fatto, l'Haynau volle che il tenente colonnello Milez si ponesse alla loro testa. V'ha chi assicura, che per usare pių spicci conforti, facesse spianare i cannoni del castello contro i soldati tentennanti, gridando loro "che se avessero voltate le spalle ai borghesi, si sarebbero trovati in faccia alla mitraglia imperiale(14)."


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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