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      Ma da un'altra parte si riscattava il pertinace Haynau, il quale poichè vide alla prova come in quel labirinto di strade nulla potessero le artiglierie e poco la disciplina, racimolati quanti erano o per ufficio, o per ultima riserva, o per mal ferma salute rimasti in castello, e fattone un battaglione di mezzo migliaio di fanti d'ogni arma, lo pose sotto la direzione del tenente Imeresk, commettendogli di lanciarsi a corsa sui bastioni orientali, e di non sostare finchè non fosse riuscito alla torre che sta ai fianchi e quasi in sul collo della porta Torrelunga, ove già ferveva da due ore la mischia tra le compagnie dello Speri e la brigata Nugent, condotta quel dì all'assalto dal colonnello Favancourt, che poi vi rimase morto. Quando lo Speri vide gli Austriaci in sulle mura sovrastanti alla barricata di porta Torrelunga, ordinò a' suoi che, senza far altro contrasto, riparassero dietro alle barricate più interne, le quali già erano state fra loro legate con tale avvedimento, da formare una nuova linea difendibile. Ma tanto era il furore dei Bresciani, e sì fermo in loro il proposito di morire, che nè comandi, nè preghiere potevano indurli alla ritirata; e molti rimasero e caddero al loro posto. "Fra questi ricorderemo Cesare Guerini, giovane soave di forme e d'ingegno, che ferito in un ginocchio sarebbe venuto in mano de' truci, se non era un altro giovinetto appena quindicenne, e d'umile condizione, il quale non potendo vedere, come ei diceva, morire quel buon signore in mezzo ai nemici, tornato indietro tra il grandinare delle palle e quasi d'in sulle baionette austriache, levò di terra il ferito, e recatoselo in collo, lo trasse dietro le barricate.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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