Pagina (71/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Comechè la sfrenata licenza dei soldati avesse per modo inorriditi i cittadini, che non pochi si precipitarono alla fuga da incredibile altezza, o cercarono morte più riposata buttandosi sulle armi nemiche, tuttavia, anco in mezzo allo spavento ed al furore che suole aizzare gli uomini, si vide sempre segno della forte ed amorevole natura del popolo bresciano.
      Alle famiglie cacciate dalle loro case e raminghe per le vie, ai fuggenti, ai proscritti non furono mai chiuse le porte dai cittadini, quantunque non si potessero aprire senza pericolo di vedere irrompere dietro gli inseguiti i persecutori. Anzi in quei dì nefasti pareva che niuna altra gloria conoscessero i Bresciani e niun'altra consolazione volessero se non quella d'ospiziare qualche Martire della patria; e molte famiglie, che prima erano sembrate tiepide alle speranze, si mostrarono ferventi ai pericoli colla carità. E se ne videro esempi notabili anche nel saccheggio. Imperocchè avendo i soldati aperto delle loro ruberie un mercato fuori di porta Torrelunga intorno al Rebuffone, molti accorsero a comperare, fingendo d'esservi tirati dall'ingordigia del buon prezzo in cui quegli oggetti erano venduti(17); e acquistato che avessero alcun che andavano cercando i danneggiati e a loro restituivano il mal tolto. E fra gli altri moltissime robe ricomperò e diligentemente restituì una ostessa, che, come bella e giovane, era stata dai soldati trascinata fra le prede, e che, senza lasciarsi avvilire dalla vergogna e dal dolore, volse la sventura propria in soccorso de' suoi fratelli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





Bresciani Martire Torrelunga Rebuffone