Io feci conoscere alla cittą che mi trovava in castello, e che con apposita notificazione le intimava la resa.
Alle 11 ore comparve una deputazione della cittą, la quale facendo conoscere l'impotenza dell'autoritą municipale e della parte ben intenzionata dei cittadini a dominare la ribellione, tenne contemporaneamente un linguaggio che provava come i ribelli non volessero in alcun modo conoscere il loro delitto: anzi versassero nella pazza idea di trovarsi sopra un terreno legale difendendo la cittą contro le truppe imperiali poichč erano incominciate le ostilitą tra il Piemonte e l'Austria.
La deputazione chiese una dilazione fino alle 2 ore dopo mezzogiorno, essendo quel tempo assolutamente indispensabile per muovere gl'insorgenti a deporre le armi. Concessi la dilazione sempre sperando che i ribelli rinunciassero al pazzo proposito della difesa.
In luogo della risposta alle due ore pomeridiane venne suonato a stormo con tutte le campane della cittą, e si diresse sopra il castello un fuoco non interrotto dalle fila delle case che circondano il castello, dalle torri e dai tetti.
Io temporeggiai volontariamente il termine fino a 4 ore dopo il mezzogiorno, ma vedendo che la ribellione si faceva pił forte, feci aprire il fuoco dal castello sulla cittą, ed incominciai l'assalto sopra tutti i punti.
Siccome io non aveva che 4 pezzi di cannone alla porta Torrelunga, e tutte le entrate fortemente barricate, non si potč a prima giunta penetrare che per questa porta.
L'attacco di essa venne facilitato da una divisione di riconvalescenti che io feci partire dal castello sotto la direzione del tenente Imeresk, prendendo la via dei Bastioni, disperdendoli in modo di operare di fianco sulla barricata della porta medesima.
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