In quella vece Carlo Alberto fissava il suo quartiere generale in Volta, e pago si teneva delle posizioni che gli erano state cedute con tanta facilità. La prima operazione del re a Volta fu, dietro consiglio di taluno, di tentare un movimento verso Peschiera; poichè, venivagli detto, il presidio di quella fortezza avrebbe tosto ceduto all'avvicinarsi delle sue truppe vittoriose. Se non che le mura di Peschiera non erano quelle di Gerico; nè era più il tempo che a suon di tromba cadevano i fortilizi. I Croati, che la presidiavano, erano soltanto 1800; ma, gente predona e selvaggia, avanzata alle vendette di Milano; essi non sentivano punto lo scoraggiamento nell'animo, bensì la speranza, nel resistere alla mala fortuna, d'infestare di bel nuovo le strade e i paesi, di appagare la non mai sazia ferocia col saccheggio e col sangue.
L'ufficiale parlamentario trovò adunque illusoria la facile reddizione della piazza; ed il Re, che, durante l'inutile tentativo, era rimasto ne' punti più bersagliati dalle palle nemiche, si ritraeva di là lasciando la brigata Pinerolo a stringere il blocco della fortezza.
Le truppe di Mantova, sfornite di viveri, andavano infrattanto battendo i campi, le cascine, i paeselli, predando quanto meglio cadesse loro nelle mani e malmenando spietatamente que' terrazzani che non erano lesti a darsi alla fuga. Carlo Alberto, a togliere questi miseri campagnuoli dallo strazio che il nemico di loro faceva, e fors'anco per pulire Rivolta e le Grazie dagli Austriaci, e facilitare il congiungimento delle proprie ordinanze colle modenesi, romane e toscane, che avevano di già varcato il Po, ordinava per la notte del dì 11 una grande ricognizione verso quella fortezza.
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