Presso il casino Tiraboschi era stata già rotta la strada, e apertovi un largo fosso comunicante col fiume.
Il nemico si accennò col rimbombo dei cannoni e col fischio dei razzi. Il Fontana, a cavallo, si pose alla testa de' suoi, ed alzando il braccio e la spada, gridò animosamente: Viva l'Italia! a' quel grido si succedevano le grida dei soldati, e alla mitraglia delle artiglierie austriache quella delle modenesi. Ad ogni colpo dell'inimico vedevansi andare in frantumi i tetti delle case di Governolo, a smembrarsi i pilastri dei porticati; ad ognuno dei nostri vedevasi lo sperpero nelle avverse file, e si udiva il confuso lamento delle teutoniche voci. La compagnia di Longoni procedeva innanzi, e i Modenesi la imitavano. Intanto uno dei due pezzi a capsula - su cui il duca Francesco IV, di trista memoria, aveva con villano scherzo fatta apporre la leggenda "Ciro Menotti contro i liberali, 1831" avendo rotto il congegnamento, non faceva più fuoco. Il Cremonini si rimaneva inoperoso nell'opposta riva, mentre alcuni tra i suoi si erano posti a fuggire verso il Po. Fontana mandava il suo aiutante per riscuotere l'attività dell'inerte capitano; ma lo stimolo non valse. Pur la fortuna combatteva pe' nostri; imperocchè i pochi, postisi in iscaglioni, recavano la strage nell'opposto campo.
Dopo un combattimento di oltre quattr'ore, il Duodo, inasprito dalla lunga difesa e per le tante morti de' suoi, ordinava la carica alla baionetta. Gli ungheresi rispondevano al cenno che i tamburi loro davano; ma giunti al valico del fosso s'arrestavano incerti.
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