Nelle prime, file, esempio di raro coraggio, era il Gentiloni di Filottrano, che i compagni animava colle parole e cogli atti. Il Ferrari aveva, durante la notte, spediti messaggi premurosi al Durando, pregandolo di accorrere subito. Questo generale per lettera gliene dava assicurazione; dicendo che le sue truppe si sarebbero incontanente poste in marcia per Crespano; e i volontari, certi d'un pronto soccorso, tenevano fermo, mentre la morte mieteva molti di loro, tra cui l'aiutante maggiore Danzetta, operosissimo e prode. Poco oltre il mezzogiorno giungeva altra lettera del Durando, la quale diceva queste ormai celebri parole:
Generale - Crespano - Vengo correndo. - Durando.
Ma il Durando non venne. In tutta la campagna quel generale cercò sempre di sfuggire gli Austriaci, tenendo una condotta delle più inesplicabili e senza scuse; eppure egli andò impunito; poichè, vuolsi, gli fosse tenuta buona la discolpa, di avere seguite le istruzioni del governo di Roma al cui stipendio era dal 1847, cioè da quando i Romani vollero ufficiali piemontesi pel riordinamento delle loro milizie.
Nugent infrattanto era venuto sempre più rinforzando le sue posizioni con nuovi battaglioni; e tuttavia le milizie nostre avevano tenuto fermo; ma svigorite dalla veglia della notte precedente, dal continuato combattere, dal digiuno, e non vedendo a giungere i soccorsi, esse cominciarono a diradare il fuoco e a cedere il terreno. Allora Ferrari comandò si effettuasse il movimento di ritirata. Erano le cinque e un quarto pomeridiane.
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