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      Quel fatto demoralizzava sempre più le schiere stanziate in Treviso ed in ispeciale modo i papalini. Per cui Ferrari, radunato sollecito consiglio, proponeva di lasciare nella piazza un presidio di 5,000 uomini, i migliori che avesse tra i granatieri, i reggimenti de' volontari e i corpi franchi, e trarre seco il rimanente, di notte per la via di Mestre, la sola sicura. Ma il grosso delle sue genti, preso dal timor panico - malattia contagiosa che così facilmente si apprende nelle giovani schiere di recente battute - non voleva partire adducendo a ragione non voler commettere una viltà coll'abbandonare un paese che il nemico stringeva come d'assedio. Oltre a ciò, un forte nodo di giovani trevigiani asserragliava la porta della città per impedirne la uscita. L'indomani, dodici maggio, venne ritentata la prova e riescì; il colonnello Lante rimase a comandante la piazza colla guarnigione di sopra accennata; la popolazione, sommante a quindicimila abitanti, pareva animata dal più nobile ardore; e la città circondata da muraglie era per lungo tratto inaccessibile a cagione delle paludose sponde del Sile. Facevano parte eziandio del presidio trecencinquantuno Italiani di tutte provincie, venuti da Parigi a Genova, con armi ed a spese del governo provvisorio di Francia e guidati da Giacomo Antonini, di Novara, capitano nelle napoleoniche schiere; colonnello in quelle della Polonia; eletto poi dai suoi, generale; uomo valente, arditissimo; ma di poco ingegno e di non specchiata moralità.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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