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      Un migliaio di soldati d'ogni grado e d'ogni arma rimase fuori di combattimento. Perirono tra gli altri gloriosamente il colonnello del 5.° fanteria, cavaliere Ottavio Caccia, il quale, traforato il petto da una palla, proferì negli estremi singulti: "Come io sono felice di morire per la mia Italia!"; il luogotenente dei cavalleggieri Aosta, cavaliere Alfonso Balbis di Sambuy; il marchese Carlo Del-Carretto, spento sul cannone di cui dirigeva il fuoco; il marchese Pietro Colli, pur ufficiale d'artiglieria; il tenente nel 5.° reggimento Bernardino Polombella, ed altri molti.
      Possano presto gl'Italiani alzare in Santa Lucia una pietra monumentale a tutti i nostri fratelli, i quali vi caddero colla spada alla mano per la libertà d'Italia. Allora scomparirà la lapide che il 6 maggio dell'anno 1858 fece lo straniero collocare nel cimiterio a perpetuare la memoria di que' fra i soldati del reggimento Sigismondo, che perirono in quella fazione; e tanto più che quella pietra rammenta una vergogna nostra: que' soldati erano italiani combattenti per la tirannide!
      Fra i fatti parziali in quel dì operati, vogliamo ricordare quello del soldato Descamps dell'artiglieria a cavallo, il quale rimase al suo posto, comechè una scheggia di mitraglia gli avesse strappate due dita; - quello del capitano d'Yvoley, il quale, non curando una grave ferita già riportata, continuò a combattere sino al punto in cui un altro proiettile venne a fracassargli l'osso della gamba. Vogliamo ricordare altresì l'atto generoso e pio del tenente di Loc-Maria, il cui cuore nella ritirata fu scosso alla vista di parecchi soldati giacenti sul campo alla mercè de' Croati; ond'egli, con pochi de' suoi, malgrado il grandinare delle palle, li raccoglieva e li faceva salvi per tempi migliori.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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