Se non che que' generosi, non resistendo al loro patriottico ardore, si cacciavano oltre il ponte, lą dove meglio ferveva la mischia, e rinforzavano i punti pił ferocemente assaliti. Quivi moriva il capitano in quel battaglione Leopoldo Pilla, chiarissimo professore di geologia nell'Universitą di Pisa. Cosģ tanti studi, tanta dottrina, tanto onore d'Italia distruggeva un colpo vandalico.
Nel centro non era meno l'entusiasmo. I razzi nemici avevano appiccato il fuoco ai cassoni delle polveri, e queste avevano orrendamente morti e feriti gli artiglieri e quanti erano vicini. Vedevi alcuni a correre sfigurati, dolenti, e strapparsi di dosso gli accesi abiti; altri, fatti anche pił ebbri da quel supplicio, a surrogare alle riarse miccie i brani brucianti delle proprie assise, coi quali davano fuoco ai loro pezzi. Era ammirabile la condotta del caporale cannoniere Elbano Gaspari, il quale, rimasto solo in vita fra' compagni, rispondeva con tre pezzi d'artiglieria ai 22 degli Austriaci che aveva di contro; solo e ignudo per essersi dovuto togliere i panni che gli bruciavano addosso. Mirabile pure era la condotta dei due ufficiali sanitari, Zannetti e Burci, professori di molto nome, che avevano lasciato le loro clientele, gl'ingenti lucri, tutto per seguire nel campo la gioventł militante; il loro zelo operoso ove pił ferveva la mischia ha pochi riscontri nella storia.
I promessi aiuti non giungevano; nessuno dei messaggeri mandati a Goito ritornava con liete notizie. La mitraglia nemica continuava a mietere spietatamente le file dei generosi; alle grida di entusiasmo era succeduto il silenzio, quel solenne silenzio indicante che quelli i quali combattono sanno di morire senza vincere.
| |
Leopoldo Pilla Universitą Pisa Italia Elbano Gaspari Austriaci Zannetti Burci Goito
|