Il Morandini sorreggevalo, lo difendeva da un'orda di Croati, e veniva con esso lui tolto prigione; tenevano loro dietro in Mantova il Barellai e il Paganucci, giovani chirurghi, i quali, per mancanza di ambulanze, non avendo potuto salvare i feriti, vollero seguirli per aver cura di essi.
Bella prova di eroismo forniva l'aiutante Giuseppe Cipriani, il quale cedeva il proprio cavallo al generale De Laugier nell'atto che, stramazzato al suolo e calpesto dai suoi cavalieri in fuga, era per essere raggiunto da un drappello di ulani. Il Cipriani, uno dei gravemente offesi in Curtatone pella esplosione delle polveri, rimase sempre al suo posto; e comechè soffrisse moltissimo per la scottatura delle carni, fu uno degli ultimi a ritirarsi dal luogo del combattimento.
Passato il ponte, che era minato, le confuse schiere si riordinavano, e lentamente potevano procedere verso Goito, ove giunsero sull'annottare. Quivi, oltre al consueto presidio toscano e napolitano di 940 fanti, 14 cavalli e due cannoni, sotto gli ordini del colonnello Rodriguez, nessun altro corpo trovavasi. Che aveva detto e promesso adunque il Bava? Quel generale s'era infatto recato in Goito; ma era ritornato a Volta, senza mandare un soccorso ai fratelli, che, credenti nella sua parola, facevano sacrificio della vita, col combattere un nemico numerosissimo e fornito di tutto: speravano che i loro cadaveri avrebbero spianata la via a debellarlo completamente. Bava ritornava a Volta, e tranquillamente si poneva a contemplare col canocchiale gl'incendi e l'eccidio dei generosi Toscani.
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