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      E trascinava a braccia con sessanta volontari i cannoni nella cascina ov'erano deposti i feriti, e quivi proseguiva un fuoco micidiale contro il nemico per più d'un'ora, finchè, da varie parti gli Austriaci entrati nella cascina, e que' pochi uomini dopo una disperata difesa, ridotti a soli dieciasette, feriti tutti, egli rimaneva prigioniero. Giovanni Araldi sarebbe stato morto di baionetta nemica, se un ufficiale degli ungheresi, il barone Lazzarini di Fiume, vedendolo a cadere sul pezzo, non fosse corso a lui per salvarlo.
      Dopo parecchi tentativi, e sempre combattendo, il Giovannetti poteva imboccare in una traversa, che l'introduceva sulla via di Castellucchio, da cui proseguiva co' suoi, trafelati e stanchi, il cammino verso Marcaria e San Martino.
      Il nemico non potè menar gran vanto della sua vittoria, scorgendo delusa ogni preconcetta speranza. Soltanto quattro cannoni andarono perduti per mancanza di cavalli che li trasportassero. Le bandiere furono tutte salve. Gli ufficiali Lavagnini e Andreini, che, con un drappello di soldati d'ordinanza le avevano in custodia, cinti da ogni lato, presso a cadere prigionieri, ritolsero le insegne dalle aste, e, celatele sotto la divisa, religiosamente le spartirono in Mantova tra i compagni. E quando furono liberi mostrarono ai loro conterranei quelle onorate reliquie, come memoria d'un infelice destino e della loro intemerata fede.
      Nella giornata del 29 maggio 1848, gl'Italiani non vennero meno a sè stessi. Ricordandosi che in quel medesimo giorno, nel 1176, i loro avi, pochi di numero, avevano in Legnano combattuto e vinto i soldati del Barbarossa, fecero prove stupende d'abnegazione e di valore.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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