Imperocchè generalmente negli eserciti e allora più in Napoli, tenendosi in maggior pregio la vita de' cavalli e delle bestie da tiro, si affidava la salute del soldato a giovani, o a praticanti di pochissimo valore. Pure il Pilla, al cui animo gentile ripugnava di certo un servigio, che non avesse egli potuto ministrare con tutte le forze dell'ingegno e dell'animo, preferì anche in quell'officio il ramo piuttosto dell'amministrazione e della statistica. E in questo suo intendimento potè essere viemmeglio confortato, dappoichè risaputasi la sua passione e la sua valentìa nelle cose naturali, il generale che comandava allora supremamente le milizie napolitane, ed era vago d'impinguare il patrimonio co' negozi dell'allume, dell'ossidiana, delle acque termali, de' cappelli di certa materia vegetale, consultava sempre il Pilla. Cotesta meritata e pesata protezione, non che la sua bella fama, la quale di dì in dì cresceva rapidamente, lo fecero eleggere fra quei professori dell'arte salutare e delle scienze naturali, i quali furono dallo Stato spediti in Vienna e nella Germania per istudiarvi la malattia venuta in Europa dalle regioni asiatiche, che desolò l'Italia e sovrappiù Napoli e Palermo.
I terreni meridionali fra' più ricchi d'Italia, richiedevano una gioventù studiosa de' naturali tesori; nè più erano que' tempi che l'Italia, e in ispecie la parte di mezzodì, potevasi contentare di tenere solo il campo dell'agricoltura e della pastorizia. Più non era stagione di esclusioni e di sapere privato, in cui chiamavansi i minatori sassoni e stiriani per aprire e coltivare le miniere di Calabria.
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