Gli studiosi di scienze naturali, massime di geologia, non erano molti in Italia; Pilla ne aprì uno studio; anzi, come annunzio più solenne e come più solenne malleveria del suo valore nell'insegnamento, lesse nella grande sala dell'Accademia Pontoniana, fra ripetuti e grandi applausi, un Discorso accademico intorno ai principali progressi della geologia ed allo stato presente di questa scienza.
L'insegnamento suo privato ebbe grandissimo successo. E volendo tornare utile a' suoi cittadini, quand'era appunto il tempo di non aver bisogno del braccio altrui e dell'altrui predominio nelle imprese di scavazioni, di combustibili e di minerali, e sentendo già il bisogno d'ogni affrancamento dallo straniero e della libertà della patria, faceva pubbliche nel 1841 alcune Conoscenze di mineralogia necessarie per lo studio di geologia, dove in ogni pagina contiensi quanto è necessario a preparare lo studioso alle cognizioni geologiche.
Intanto all'occhio del governo pareva troppa vergogna fare sì lungo tempo rimanere chiusa la cattedra pubblica di mineralogia; e alla fine il Pilla vi nominava professore, ma professore interino solamente.
La Corte toscana allora era in Napoli: le tradizioni di civiltà, la estimazione maggiore in che tenevansi in quella Italia di mezzo le discipline e i pubblici studi, la minore gelosia e la veruna paura che, a differenza di Napoli, ispiravano colà gli uomini sapienti e dediti alla gloria d'Italia, e forse un certo tributo di omaggio alla casa di Carlo III, che aveva onorato il cittadino di Stia, Bernardo Tanucci; tutte queste cose insieme fecero dall'Università di Pisa dimandare al Gran Duca d'invitarvi delle capacità eminenti, in ispecialità nella geologia, nella chimica e anche nella medicina frenologica; vieppiù indotti i Toscani dalla decrepitezza del professore di chimica, cui erasi concesso il riposo, e dalla divisione delle due cattedre di zoologia e di geologia, non meno che dalla scarsezza che allora facevasi colà sentire in cotesti campi scientifici, di uomini egregi.
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