E sul cominciare dell'aprile tornava a Pistoia ed a Firenze a rivedere la madre inferma e la sorella: poi il dì 6 del medesimo mese prendeva lo schioppo e il sacco dalle mani dell'Odaldi e dal gonfaloniere di Pistoia; e con alcuni altri della compagnia Bellorini si volgeva a Bologna per arruolarsi in quella del modenese Piva, antico soldato napoleonico. E il dì 10 di aprile scriveva da Revere ad un suo amico grandissimo: "Nel vedere il Po e quelle immense pianure, nel calcare questo suolo desolato ed afflitto, mi sono sentito compreso da entusiasmo e da orgoglio indefinito, pensando che anch'io sono qua, e che presto coi Napoletani, Romani, Lombardi potrò io pure combattere e versare il mio sangue pel santo riscatto." E il 20 di aprile scriveva: "Sono in Montanara e sto benissimo: spero di battermi, e allora starò meglio."
Il suo cuore era generosissimo, e di impeto subitaneo, benchè facile ad essere vinto e ragionevolmente persuaso. Quand'era risoluto davvero ad una impresa, sentivasi impaziente, durante il tempo che pur era necessario ad ottenere lo scopo. Dopo di che ognuno intenderà che non altro che la fortuna (la quale mai non gli era stata amica) lo avrebbe potuto salvare da essere vittima della guerra. Un soldato cittadino come lui generoso, tenero, impetuoso, impaziente, infiammato dell'amor della patria e della gloria italiana, doveva pei primi cadere il dì 29 nell'impari tenzone sulle abbarrate pur troppo deboli di Montanara, ferito in fronte da palla di moschetto.
Luigi Pierotti, volontario, nacque a Pistoia nel 1818, fu ferito mortalmente alle Grazie il 29 maggio, e morì all'ospedale di Castiglione delle Stiviere, ai 7 di giugno 1848.
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