Partì da Livorno come milite civico colla prima colonna comandata dal capitano Mussi, comunque si sentisse spezzare il cuore lasciando la madre che lo guardava stupefatta, avendo da qualche tempo smarrito il senno e la ragione. In età di non ancora diciotto anni sopportò tutti i disagi delle marce nè mai nelle sue lettere accennò a lagnanze; la traversata dell'Appennino, fatta con un temporale orribile, non strappò dalla sua penna che espressioni di compiacenza: "ora posso dirmi soldato perchè ho potuto tollerare questi disagi senza risentirne danno." - Anzi, quanto più pativa e più si avvicinava ai pericoli, tanto più si innamorava della vita militare, e quindi chiedeva al padre il permesso di arruolarsi nel primo Reggimento di linea. Ottenne finalmente il sospirato consenso, e nonostante il difetto di età, fu scritto nella 6.a compagnia del 2.° battaglione, colla quale combattè il 13 maggio a Curtatone, mostrando un ardore che da molti era tacciato, e forse con ragione, di temerità, scusabile per altro in lui giovanissimo.
Piacque ai superiori di ordinare in altro modo il Reggimento; ed egli fu allora collocato nella 4.a compagnia del battaglione medesimo. Con questa si trovò a Montanara il 29 maggio, e là dopo distinte prove di valore, cadeva mortalmente ferito da un colpo di moschetto. Così periva Aristide Sforzi innanzi di compiere il diciottesimo anno, lasciando immersa nel lutto una famiglia, che doveva piangere la perdita di Temistocle nello stesso giorno a Curtatone, e deplorare ancora la prigionia di un fratello degli uccisi, Napoleone.
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